mercoledì 22 giugno 2011

Summit Pozzo-Snaidero per risolvere il caso Pau

 - Messaggero Veneto -



Un lungo faccia a faccia, ieri, tra paron Gianpaolo Pozzo e l’ingegner Edi Snaidero dopo il consiglio d’amministrazione (cda) del disgelo alla Pallalcesto amatori Udine (Pau) spa di lunedì. Lungo anche perché prima ventilato a ora di pranzo, poi slittato nel pomeriggio e, alla fine, protrattosi fino a sera. Un faccia a faccia tra il capostipite e l’erede di due grandi famiglie dello sport friulano: una in sella da 25 anni di fila all’Udinese calcio da Champions league; l’altra che in due cicli ha tinto, pure per un quarto di secolo, d’arancione le sorti del basket di casa nostra, cominciando con il pioniere cavalier Rino Snaidero quando le zebrette bianconere languivano ancora in serie C. Il faccia a faccia tra capintesta si è reso necessario per dipanare la matassa della gestione alla Pau, aggrovigliatasi dopo il rimpasto societario nell’estate 2009, e complicata dalle scarse fortune, contingenti e no, della Polisportiva. Un faccia a faccia che, fino a tarda sera, non ha avuto sbocchi ufficiali e, quindi, aperto ancora a tutti i pronostici. Per i più pessimisti Pozzo e Snaidero si sono visti per liquidare la società, con le buone o con le cattive. Lo spettro della lite, negli ultimi mesi anche con accenni a sfide giudiziarie, dovrebbe essere stato scongiurato dal cda di ripresa del dialogo lunedì. Mal che vada le parti, ridotte ormai pare a quattro soci alla Pau (con Sereni orizzonti fra i tre di maggioranza, più Idealservice unico attivo di recente fra i piccoli azionisti), potrebbero accordarsi per chiudere la partita con la ricapitalizzazione a 822 mila euro proposta dal cda, 400 mila già sottoscritti per riaffiliare la società alla Fip e conservare il diritto alla Legadue. L’Udinese, però, lunedì ha ribadito la ricapitalizzazione a 2 milioni e mezzo lanciata, ma non sottoscritta all’assemblea del 27 maggio scorso. Vista la penuria di soci, forse l’incontro di ieri è servito a ricalibrarla e a ripartire con reciproche garanzie per un progetto che nel 2009 pareva quadriennale. A una chiusura equivarrebbe la cessione della Legadue alla nascente Fortitudo basket Bologna di Romagnoli e soci, per metà d’estrazione Bologna calcio. La cordata offre sì 450 mila euro, ma lascerebbe la serie B dilettanti a Budrio dove la squadra di Romagnoli ha giocato quale Sg Fortitudo quest’anno. Dunque, per la Pau non una fusione con scambio di diritti, ma un trasferimento di sede con dimissioni dei soci friulani e cooptazione della nuova proprietà bolognese. Addio ai contratti professionistici in essere, opzione di svincolo per i giovani. A meno che ieri non sia stato raggiunto un nuovo equilibrio, milionario, tra Pozzo e Snaidero, di Legadue all’esterno si parla solo in uscita sulla ruota di Udine. E’ balenata, anche al tavolo del cda lunedì, l’idea di partecipare al nuovo campionato di sviluppo 2011 - 2012, la cosiddetta A3 d’immediato rincalzo al basket professionistico. E’ possibile ottenerla, entro fine mese, rinunciando alla Legadue e chiedendo solo come Pau, non con altra ragione sociale, l’ammissione. Se si sperava in una deroga, il segretario generale della Fip, Maurizio Bertea, ieri sera ha chiarito le idee: se la Pau cede i diritti, niente A3; potrà avere al massimo uno scambio, che però Bologna non offre. Autoretrocedendosi in A3, la Pau non perderebbe i contratti, ma dovrebbe trasformarli da professionistici in dilettantistici.

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