"La
crisi? Negli Usa non si vede" "Ritrovarsi con Robinson è stata un'emozione. Lo
scudetto del mercato? Dico Venezia"

MAX Menetti, innanzitutto
traiamo un bilancio di questa Summer League.
Che cosa hai visto di interessante?
«Non ci andavo dal 2007 e
per Frosini è stata la prima volta. Penso che in
generale sia stata un'esperienza positiva, perché si ha sempre l'opportunità di
vedere molti giocatori. Dalla stella di prima grandezza, sino a coloro che sono
nel "limbo" per così dire. Oppure i rookie giovani, che magari impressionano e
strappano un invito al veteran camp e poi un contratto, ma che, dopo un anno o
due, potremmo rivedere in Europa. E', in definitiva, l'opportunità di vedere un
po' tutti dal vivo, che è poi ciò che fa la grande differenza».
L'impressione è
che col fatto che si sia saltato un anno, c'erano molti, forse troppi, giocatori
"da Nba" e pochi per i campionati europei. Soprattutto per quei team di fascia
media. E' così? «Soprattutto c'era l'interesse dell'Nba nel metterli in vetrina.
Ormai anche per quanto riguarda le Summer League, il marketing ha un ruolo
importante nelle decisioni di chi le organizza. E ci sta, devo ammettere. Il
focus era su quello, ed i minu-taggi sono venuti di conseguenza. Poi dipende
anche dalle squadre dove è inserito un giocatore. Per esempio Dionte Christmas
ha avuto l'opportunità di fare molto bene e probabilmente strappare un contratto
Nba perché è finito nella squadra 'giusta". Quindi, se alla vigilia poteva
essere un giocatore buono per Siena, adesso difficilmente lo vedremo da noi».
C'è qualche giocatore che ti ha impressionato particolarmente? «Le tre scelte di
Houston.
Giocatori come Lamb, Jones e White hanno regalato un'ora e mezza di
spettacolo puro. Per dire solo
White è un "4" di 2,06,19 anni di età, perché è
uscito in anticipo dal college, e che dalla sua posizione ha fatto qualcosa come
11 assist. Insomma, il talento era tutto lì da ammirare». L'esperienza in sé
come è stata? Hai ritrovato un po' tutto come le altre volte, oppure hai notato
cambiamenti particolari? «L'organizzazione a Las Vegas è sempre di altissimo
livello. La rassegna si è allargata, perché quest'anno c'erano più di 20
franchigie e devo dire che è sempre particolare, perché al bar, mentre magari ti
vuoi prendere una bibita, dietro di te c'è Jack Sikma che fa la fila o ti
ritrovi vicino Eric Spoelstra che si mangia delle patatine. Insomma, la Summer League, in questo senso, rimane una bella esperienza. Poi penso che a livello
economico la crisi per l'Nba non si senta proprio. Anzi. Tanto è vero che
rispetto al 2007, ho notato molto più seguito di pubblico e per questo le
palestre a disposizione dove vedere le partite sono state due, una grande
(quella di UNLV University) ed una più piccola».
C'è qualche aneddoto
particolare che ti senti di raccontare di questa tua trasferta? «Mah, direi che
la cosa più bella è stato rivedere CJ Watson dopo tanti anni. CJ vive a Las
Vegas. Come sempre è stato di un'educazione e dì una cordialità rara. Si
ricordava tutto della sua esperienza di Reggio che, pure per lui, non andò
affatto ene, perché venne tagliato. Ma parlandone adesso a distanza di anni,
ritiene sia stata importante per la sua crescita di uomo e giocatore. Poi la
cosa stupefacente è che sa tutto di noi pure adesso. Sa che siamo stati promossi
e che faremo la serie A. CJ rimane sempre una gran bella persona, e sono felice
che abbia firmato un contratto con Brooklyn».
Senti, a Las Vegas è stato anche
il luogo dove Frosini, tu e Dawan Robinson vi siete ritrovati per parlare.
Questo per proiettarci nella realtà della Trenkwalder... (L'intervista con
Menetti è avvenuta nei giorni precedenti all' ufficializzazione del rinnovo di
Robinson e la firma di Brunner) «Innanzitutto è stata una grande emozione,
rivedersi dopo la gioia immensa della promozione. Dal punto di vista, così,
visivo, a Dawan rimane solo questa grande cicatrice sul braccio, ma non sembra
nemmeno uno che abbia avuto un grave incidente qualche mese fa. Per la vita
normale, problemi non ne ha. Ovvio che, dal punto di vista agonistico, tocca ai
medici dire a che punto siamo. Però lui è carico e voglioso di tornare a Reggio.
Si è visto anche nell'approccio che ha avuto nel volersi rimettere "a tavolino"
con noi e discutere di una prosecuzione del rapporto. Noi, Dawan, l'abbiamo
messo in stand by per la situazione medica. Vediamo, insomma, come sistemare un
po' tutta la questione».
Molto si è scritto sui fatto che il "matrimonio" tra
Reggio ed il piaymaker di Philadelphia è vicinissimo dai venire rinnovato. Tu
cosa ci puoi dire? «Noi stiamo lavorando in quella direzione. Naturalmente un
conto è parlare, un conto è tradurre tutto in un contratto, con tecnicismi e
clausole che soddisfino tutte le parti coinvolte. Però, insomma, lui era
veramente carico nel voler tornare. La nostra volontà è di tenerlo. Sono
ottimista, se è quello che vuoi sapere... ».
L'arrivo di Cinciarini, oltre ad
essere un rinforzo in termini assoiuti, è visto anche come una sorta di
"assicurazione" nel caso Dawan firmi, ma abbia bisogno di più tempo per
recuperare pienamente? «Cinciarini è un giocatore giovane, futuribile. Di
qualità. Un giocatore "da serie A ', insomma. E noi abbiamo semplicemente colto
l'opportunità di firmarlo, perché a Cantù hanno un po' cambiato i piani per
quanto lo riguarda. L'idea è quella di poter considerare Robinson, se firma, e
Cinciarini intercambiabili, ma non solo, visto che, per caratteristiche, possono
tranquillamente ficcare insieme».
Fabio Ruini, però, non l'ha presa benissimo...
«Guarda. La mia gratitudine per tutti quelli che hanno partecipato alla
promozione dell'anno scorso rimarrà infinita per il resto della mia carriera. Ma
il mio ruolo porta anche ad assumere scelte scomode o che non vorresti fare.
Detto ciò, rispondo così: io sono stato vice a Montegranaro. Sono stato
benissimo, sia a livello umano che a livello umano. Con Frates capo allenatore,
ed il sottoscritto assistente, siamo arrivati quinti in campionato, con una
squadra che si doveva salvare all'ultima giornata; abbiamo infilato dieci
vittorie consecutive - record del club - ma alla fine dell'anno il club ha
deciso di andare in una direzione diversa. La decisione è stata comunicata al
mio procuratore, non a me personalmente. Quando l'ho saputo, ho preso in mano il
telefono ed ho ringraziato personalmente il presidente ed il direttore sportivo.
Poi ognuno, fa, e dice, quello che vuole». Più in generale a che punto è il
mercato della Trenkwalder. La ricerca dei 5/4 e dell'ala come procede? «Diciamo
che con calma ma anche con chiarezza proseguiamo. La verità è che a parte
Milano, che si muove su altri budget e altri obiettivi, il mercato è stato
calmissimo. Noi proseguiamo nella nostra ricerca, non facendoci prendere dalla
smania. I nomi li stiamo analizzando e il cerchio lo stiamo iniziando a
chiudere. Credo che in settimana qualcosa inizierà a muoversi anche in questo
senso. Anche perché noi siamo in quel range di mercato per cui con pazienza
certe opportunità arrivano. E comunque, sotto abbiamo
Cervi, Filloy e Antonutti.
Per iniziare la preparazione siamo abbastanza coperti direi».
Hai già un'idea
del planning del lavoro di agosto. Si sa già quando si radunerà ia squadra?
«Dovremmo iniziare l'8 di agosto. Faremo i soliti, 4, 5 giorni per riprendere un
po' il ritmo e poi dal 16 al 26 di agosto saremo a Castelnovo Monti in ritiro».
Più in generale che mercato dei basket stai vedendo? L'impressione è che a parte
i top team, i soldi siano talmente pochi che la serie A di quest'anno potrebbe
essere una sorta di Legadue "allargata". Siamo troppo provocatori? «Quello che
vedo è appunto squadre che stanno attingendo molto dal campionato di Legadue. Un
po' per puntare su giocatori "provati" in Italia e un po' per ragioni di costi.
Il messaggio che colgo, in tutto questo, è che si prova a vincere più con la
chimica di squadra che col talento dei singoli. Poi però, è bene non dimenticare
che in squadra ci saranno 7 stranieri. E questo, volenti o nolenti, è una
situazione che deve essere sempre tenuta ben chiara in mente, con tutte le sue
incognite».
Per quello che conta, secondo te, al momento, io Scudetto
dell'estate chi se lo è aggiudicato? «Del mercato, dici? »
Esattamente...
«Milano è un mondo a parte. Tra i "normali" direi che Venezia e Varese hanno
impressionato. Venezia perché ha avuto il grande merito non solo di portare
giocatori di qualità in Laguna, ma di confermare l'ottima ossatura dell'anno
scorso. Parlo dei vari Clark, Young, Bowers e Sweczyk. Varese ha fatto un
mercato molto concreto. Ha rifatto la squadra di sana pianta in quindici giorni.
Non è mica uno scherzo».
Hai avuto modo, o avrai modo di andare un po' in
vacanza e staccare completamente? «In realtà molto poche. Diciamo che la novità
è che quest'anno non sono riuscito a fare le solite tre settimane in Argentina
che facevo sempre. Ti dirò, l'estate reggiana tutto sommato non mi dispiace.
Mangiare all'aperto in città e godermi questi momenti, lo apprezzo molto. Andrò
una settimana in montagna prima di iniziare, per disintossicarmi e rilassarmi un
po', prima di ripartire alla grande con la stagione».