PIÙ DI DUEMILA spettatori: le stime più o meno accurate ma abbastanza veritiere stando al colpo d’occhio parlano di 2529 persone, che cantano “Fortitudo Ole”, festeggiando l’esordio vittorioso della Conad Biancoblù Bologna in questo primo impegno di Legadue. La sfida di portare al PalaDozza una buona fetta del popolo dell’Aquila, il presidente Giulio Romagnoli ed i suoi l’hanno vinta, anche se sulle maglie c’è stampato lo stemma della casa madre e non lo storico marchio della F scudata. I due loghi sono praticamente identici, semplicemente nel simbolo della Sg è presente anche il numero 1901, l’anno in cui il canonico Mariotti fondò la Società Ginnastica Fortitudo, polisportiva da cui hanno preso vita tutte le altre sezioni. TRA IL PUBBLICO vi sono anche alcuni personaggi legati alla storia della Fortitudo, vedi Marco Calamai, Mauro Di Vincenzo e Abele Ferrarini, insieme ad altri che hanno fatto della loro fede biancoblù un marchio di fabbrica, come Gaetano Curreri, cantante degli Stadio, e il consigliere regionale del Pdl Alberto Vecchi. Quattro striscioni dall’alto verso il basso nella curva Gary Schull esprimono i sentimenti del PalaDozza. «Noi c’eravamo. Noi ci siamo. Noi ci saremo. RicominciAmo» e a partita iniziata il calore è quello di un tempo, forse meno organizzato, ma sempre pronto ad accedersi davanti ad una tripla di Pecile, una stoppata di Baldassarre, o una protesta di Vukcevic, che mise a segno il canestro della vittoria virtussina nell’ultimo derby che si disputò al PalaDozza, oltre ad essere stato il capitano della V Nera. Cose che non si dimenticano facilmente.
Sul campo la Conad Biancoblù gioca sempre con almeno due playmaker, e a volte addirittura si arriva a tre. Kelley, Blizzard e Pecile sono giocatori che possono giocare sia da play che da guardia, mettendo in parecchia difficoltà gli avversari. Il Pec, autore di 27 punti, va verso i 32 anni ma pare non sentirli, Blizzard è in una buona condizione fisica nonostante arrivi da un anno di inattività, mentre Kelley, al suo esordio nella realtà italiana non sembra aver avuto problemi di ambientamento. LA VITTORIA contro Verona, squadra sulla carta più forte rispetto a quella allenata da Zare Markovski, non si spiega solo con l’impatto che questo terzetto ha avuto sulla partita. Sebbene il settore dei lunghi non sia perfetto e sia lecito chiedersi qualcosa di più da giocatori come Dimsa e Vrkic, anche loro alla loro prima gara ufficiale in un campionato professionistico italiano, questi primi due punti della Conad portano la firma di Patrick Baldassarre. Con la sua agilità ha messo sempre più fuori partita il centro azzurro Andrea Renzi, limitandolo in difesa e trovando facilmente la via del canestro in attacco. Già a Scafati non disdegnava di giocare da numero cinque, qui probabilmente alzerà di parecchio il suo minutaggio in questo ruolo. All’interno di una gara molto complessa come quella di ieri, va dato merito a Markovski di aver avuto il coraggio di mettere in campo, non a babbo morto, i due giovani Montano e Chiarini: il primo ha dimostrato di essere già pronto, il secondo è un po’ arrugginito ma si è fatto sentire.
Sul campo la Conad Biancoblù gioca sempre con almeno due playmaker, e a volte addirittura si arriva a tre. Kelley, Blizzard e Pecile sono giocatori che possono giocare sia da play che da guardia, mettendo in parecchia difficoltà gli avversari. Il Pec, autore di 27 punti, va verso i 32 anni ma pare non sentirli, Blizzard è in una buona condizione fisica nonostante arrivi da un anno di inattività, mentre Kelley, al suo esordio nella realtà italiana non sembra aver avuto problemi di ambientamento. LA VITTORIA contro Verona, squadra sulla carta più forte rispetto a quella allenata da Zare Markovski, non si spiega solo con l’impatto che questo terzetto ha avuto sulla partita. Sebbene il settore dei lunghi non sia perfetto e sia lecito chiedersi qualcosa di più da giocatori come Dimsa e Vrkic, anche loro alla loro prima gara ufficiale in un campionato professionistico italiano, questi primi due punti della Conad portano la firma di Patrick Baldassarre. Con la sua agilità ha messo sempre più fuori partita il centro azzurro Andrea Renzi, limitandolo in difesa e trovando facilmente la via del canestro in attacco. Già a Scafati non disdegnava di giocare da numero cinque, qui probabilmente alzerà di parecchio il suo minutaggio in questo ruolo. All’interno di una gara molto complessa come quella di ieri, va dato merito a Markovski di aver avuto il coraggio di mettere in campo, non a babbo morto, i due giovani Montano e Chiarini: il primo ha dimostrato di essere già pronto, il secondo è un po’ arrugginito ma si è fatto sentire.
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