-Corriere di Siena-
Un thriller già visto, la stessa location, il solito colpo di scena finale. Tutto secondo copione ma con una sostanziale differenza: oggi è la Montepaschi ad interpretare il ruolo dell'attore protagonista, quello che finisce di girare la pellicola col sorriso sulle labbra ed a portarsi a casa il premio, più o meno importante che sia. Sempre a Forlì, a fine inverno del 2002, la Mens Sana aveva giocato la prima finale della sua storia. L'aveva dominata per trentasette minuti annullando dal campo i cannibali di quell'era cestistica, la Kinder reduce dal grande slam, ma sul più bello gli avversari si erano guardati negli occhi, avevano iniziato a far pesare il loro talento ed il loro vissuto di vincenti e così quello della matricola biancoverde era rimasto un sogno fine a se stesso, sfumato in un amen assieme alla Coppa Italia. Che aveva preso la strada di Bologna. E' invece salita sul pullman con destinazione Siena la Supercoppa 2011, strappata con le unghie e con i denti dalla Montepaschi ad un'avversaria che per quasi 38' sembrava essere riuscita nel miracolo di interrompere la serie infinita di vittorie del club di viale Sciavo, ma che non aveva fatto i conti con il dna della vecchia guardia di viale Sclavo: Simone Pianigiani è stato ancora una volta il più bravo nel momento in cui ha dato carta bianca ai pretoriani Stonerook e Kaukenas, fidandosi ciecamente del talento di Lavrinovic per vincere una partita che McCalebb, quasi da solo, aveva saputo tenere in piedi con la classe e l'irruenza che ne contraddistinguono il modo di predicare basket. Questo il "segreto" di una vittoria che lascia immutate le gerarchie del basket italiano e vede sempre i biancoverdi sorridenti nelle foto celebrative, anche in giornate in cui la miglior condizione è lontana anni luce, vuoi per gli acciacchi (Andersen fuori, Zisis in campo soli 6' con una caviglia non ancora guarita), vuoi per la fisiologica mancanza di feeling sul parquet da parte di giocatori messi tutti assieme da appena qualche giorno. Quanto accaduto sabato in Romagna è un chiaro segnale sulla mentalità vincente che alberga nello spogliatoio dei tricolori, l'humus sul quale si lavorerà per aggiungere qualità cestistica ed arrivare ai livelli tecnico-tattici che questa nuova Montepaschi ha nelle proprie corde. Serve per non perdere l'abitudine alla vittoria, per togliere ulteriormente sicurezze agli sfidanti e anche per tornare in palestra con tanta voglia di proseguire nel lavoro intrapreso durante le ultime settimane per presentarsi al debutto, prima in campionato e poi in Eurolega, con le pile cariche e le carte giuste da giocarsi sin dalle settimane iniziali della lunga stagione. Ora nel mirino c'è l'anticipo di sabato pomeriggio a Teramo che inaugurerà una serie A ancora alle prese con problemi che di cestistico hanno poco o nulla. Ci sono quattro giorni per comprendere se Andersen potrà o meno esordire assieme ai compagni, per migliorare la condizione di Zisis, per integrare ulteriormente Summers e magari per far rifiatare tutti i reduci dagli Europei, anche quelli che sabato scorso, bluffando clamorosamente, fingevano di essere freschi e riposati. Tanti nodi da sciogliere insomma, come del resto è normale che sia in questa fase dell'annata. Una certezza in compenso c'è, nessun riesce a togliere alla Montepaschi l'appetito di vittorie.
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