lunedì 30 luglio 2012

Max Menetti di ritoro dalla Summer League: "Livello alto. Ho rivisto CJ Watson, sapeva tutto di noi"

"La crisi? Negli Usa non si vede" "Ritrovarsi con Robinson è stata un'emozione. Lo scudetto del mercato? Dico Venezia"


MAX Menetti, innanzitutto traiamo un bilancio di questa Summer League. Che cosa hai visto di interessante? «Non ci andavo dal 2007 e per Frosini è stata la prima volta. Penso che in generale sia stata un'esperienza positiva, perché si ha sempre l'opportunità di vedere molti giocatori. Dalla stella di prima grandezza, sino a coloro che sono nel "limbo" per così dire. Oppure i rookie giovani, che magari impressionano e strappano un invito al veteran camp e poi un contratto, ma che, dopo un anno o due, potremmo rivedere in Europa. E', in definitiva, l'opportunità di vedere un po' tutti dal vivo, che è poi ciò che fa la grande differenza». L'impressione è che col fatto che si sia saltato un anno, c'erano molti, forse troppi, giocatori "da Nba" e pochi per i campionati europei. Soprattutto per quei team di fascia media. E' così? «Soprattutto c'era l'interesse dell'Nba nel metterli in vetrina. Ormai anche per quanto riguarda le Summer League, il marketing ha un ruolo importante nelle decisioni di chi le organizza. E ci sta, devo ammettere. Il focus era su quello, ed i minu-taggi sono venuti di conseguenza. Poi dipende anche dalle squadre dove è inserito un giocatore. Per esempio Dionte Christmas ha avuto l'opportunità di fare molto bene e probabilmente strappare un contratto Nba perché è finito nella squadra 'giusta". Quindi, se alla vigilia poteva essere un giocatore buono per Siena, adesso difficilmente lo vedremo da noi». C'è qualche giocatore che ti ha impressionato particolarmente? «Le tre scelte di Houston. Giocatori come Lamb, Jones e White hanno regalato un'ora e mezza di spettacolo puro. Per dire solo White è un "4" di 2,06,19 anni di età, perché è uscito in anticipo dal college, e che dalla sua posizione ha fatto qualcosa come 11 assist. Insomma, il talento era tutto lì da ammirare». L'esperienza in sé come è stata? Hai ritrovato un po' tutto come le altre volte, oppure hai notato cambiamenti particolari? «L'organizzazione a Las Vegas è sempre di altissimo livello. La rassegna si è allargata, perché quest'anno c'erano più di 20 franchigie e devo dire che è sempre particolare, perché al bar, mentre magari ti vuoi prendere una bibita, dietro di te c'è Jack Sikma che fa la fila o ti ritrovi vicino Eric Spoelstra che si mangia delle patatine. Insomma, la Summer League, in questo senso, rimane una bella esperienza. Poi penso che a livello economico la crisi per l'Nba non si senta proprio. Anzi. Tanto è vero che rispetto al 2007, ho notato molto più seguito di pubblico e per questo le palestre a disposizione dove vedere le partite sono state due, una grande (quella di UNLV University) ed una più piccola». C'è qualche aneddoto particolare che ti senti di raccontare di questa tua trasferta? «Mah, direi che la cosa più bella è stato rivedere CJ Watson dopo tanti anni. CJ vive a Las Vegas. Come sempre è stato di un'educazione e dì una cordialità rara. Si ricordava tutto della sua esperienza di Reggio che, pure per lui, non andò affatto ene, perché venne tagliato. Ma parlandone adesso a distanza di anni, ritiene sia stata importante per la sua crescita di uomo e giocatore. Poi la cosa stupefacente è che sa tutto di noi pure adesso. Sa che siamo stati promossi e che faremo la serie A. CJ rimane sempre una gran bella persona, e sono felice che abbia firmato un contratto con Brooklyn». Senti, a Las Vegas è stato anche il luogo dove Frosini, tu e Dawan Robinson vi siete ritrovati per parlare. Questo per proiettarci nella realtà della Trenkwalder... (L'intervista con Menetti è avvenuta nei giorni precedenti all' ufficializzazione del rinnovo di Robinson e la firma di Brunner) «Innanzitutto è stata una grande emozione, rivedersi dopo la gioia immensa della promozione. Dal punto di vista, così, visivo, a Dawan rimane solo questa grande cicatrice sul braccio, ma non sembra nemmeno uno che abbia avuto un grave incidente qualche mese fa. Per la vita normale, problemi non ne ha. Ovvio che, dal punto di vista agonistico, tocca ai medici dire a che punto siamo. Però lui è carico e voglioso di tornare a Reggio. Si è visto anche nell'approccio che ha avuto nel volersi rimettere "a tavolino" con noi e discutere di una prosecuzione del rapporto. Noi, Dawan, l'abbiamo messo in stand by per la situazione medica. Vediamo, insomma, come sistemare un po' tutta la questione». Molto si è scritto sui fatto che il "matrimonio" tra Reggio ed il piaymaker di Philadelphia è vicinissimo dai venire rinnovato. Tu cosa ci puoi dire? «Noi stiamo lavorando in quella direzione. Naturalmente un conto è parlare, un conto è tradurre tutto in un contratto, con tecnicismi e clausole che soddisfino tutte le parti coinvolte. Però, insomma, lui era veramente carico nel voler tornare. La nostra volontà è di tenerlo. Sono ottimista, se è quello che vuoi sapere... ». L'arrivo di Cinciarini, oltre ad essere un rinforzo in termini assoiuti, è visto anche come una sorta di "assicurazione" nel caso Dawan firmi, ma abbia bisogno di più tempo per recuperare pienamente? «Cinciarini è un giocatore giovane, futuribile. Di qualità. Un giocatore "da serie A ', insomma. E noi abbiamo semplicemente colto l'opportunità di firmarlo, perché a Cantù hanno un po' cambiato i piani per quanto lo riguarda. L'idea è quella di poter considerare Robinson, se firma, e Cinciarini intercambiabili, ma non solo, visto che, per caratteristiche, possono tranquillamente ficcare insieme». Fabio Ruini, però, non l'ha presa benissimo... «Guarda. La mia gratitudine per tutti quelli che hanno partecipato alla promozione dell'anno scorso rimarrà infinita per il resto della mia carriera. Ma il mio ruolo porta anche ad assumere scelte scomode o che non vorresti fare. Detto ciò, rispondo così: io sono stato vice a Montegranaro. Sono stato benissimo, sia a livello umano che a livello umano. Con Frates capo allenatore, ed il sottoscritto assistente, siamo arrivati quinti in campionato, con una squadra che si doveva salvare all'ultima giornata; abbiamo infilato dieci vittorie consecutive - record del club - ma alla fine dell'anno il club ha deciso di andare in una direzione diversa. La decisione è stata comunicata al mio procuratore, non a me personalmente. Quando l'ho saputo, ho preso in mano il telefono ed ho ringraziato personalmente il presidente ed il direttore sportivo. Poi ognuno, fa, e dice, quello che vuole». Più in generale a che punto è il mercato della Trenkwalder. La ricerca dei 5/4 e dell'ala come procede? «Diciamo che con calma ma anche con chiarezza proseguiamo. La verità è che a parte Milano, che si muove su altri budget e altri obiettivi, il mercato è stato calmissimo. Noi proseguiamo nella nostra ricerca, non facendoci prendere dalla smania. I nomi li stiamo analizzando e il cerchio lo stiamo iniziando a chiudere. Credo che in settimana qualcosa inizierà a muoversi anche in questo senso. Anche perché noi siamo in quel range di mercato per cui con pazienza certe opportunità arrivano. E comunque, sotto abbiamo Cervi, Filloy e Antonutti. Per iniziare la preparazione siamo abbastanza coperti direi». Hai già un'idea del planning del lavoro di agosto. Si sa già quando si radunerà ia squadra? «Dovremmo iniziare l'8 di agosto. Faremo i soliti, 4, 5 giorni per riprendere un po' il ritmo e poi dal 16 al 26 di agosto saremo a Castelnovo Monti in ritiro». Più in generale che mercato dei basket stai vedendo? L'impressione è che a parte i top team, i soldi siano talmente pochi che la serie A di quest'anno potrebbe essere una sorta di Legadue "allargata". Siamo troppo provocatori? «Quello che vedo è appunto squadre che stanno attingendo molto dal campionato di Legadue. Un po' per puntare su giocatori "provati" in Italia e un po' per ragioni di costi. Il messaggio che colgo, in tutto questo, è che si prova a vincere più con la chimica di squadra che col talento dei singoli. Poi però, è bene non dimenticare che in squadra ci saranno 7 stranieri. E questo, volenti o nolenti, è una situazione che deve essere sempre tenuta ben chiara in mente, con tutte le sue incognite». Per quello che conta, secondo te, al momento, io Scudetto dell'estate chi se lo è aggiudicato? «Del mercato, dici? » Esattamente... «Milano è un mondo a parte. Tra i "normali" direi che Venezia e Varese hanno impressionato. Venezia perché ha avuto il grande merito non solo di portare giocatori di qualità in Laguna, ma di confermare l'ottima ossatura dell'anno scorso. Parlo dei vari Clark, Young, Bowers e Sweczyk. Varese ha fatto un mercato molto concreto. Ha rifatto la squadra di sana pianta in quindici giorni. Non è mica uno scherzo». Hai avuto modo, o avrai modo di andare un po' in vacanza e staccare completamente? «In realtà molto poche. Diciamo che la novità è che quest'anno non sono riuscito a fare le solite tre settimane in Argentina che facevo sempre. Ti dirò, l'estate reggiana tutto sommato non mi dispiace. Mangiare all'aperto in città e godermi questi momenti, lo apprezzo molto. Andrò una settimana in montagna prima di iniziare, per disintossicarmi e rilassarmi un po', prima di ripartire alla grande con la stagione».

-Giornale di Reggio-

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