venerdì 30 settembre 2011

BIANCOBLU BASKET - VERONA, IL PREPARTITA

-Bologna basket.it-


Giulio Romagnoli potrà abbondantemente toccarsi nelle parti intime, considerando come l'ultima Verona che venne a giocare al Paladozza fu proprio un altro esordio - quello della Fortitudo finelliana in B1 – due anni fa. Con campionato che finì sul campo come sappiamo, e resto della storia che finì come sappiamo. Ma alla fine, iniziare a giocare per i due punti sembrerà quasi una liberazione, dopo l'ennesima estate di alti e bassi, vittorie pareggi e sconfitte, bicchieri mezzi pieni e mezzi vuoti, varie ed eventuali. C'è stato il diritto di Legadue ottenuto così come veniva richiesto, c'è stata la costruzione della squadra che sarà anche stata tardiva ma ora incuriosisce, e il concretizzarsi di un progetto che, non dimentichiamo, a metà giugno sembrava ormai svanito. Ma c'è anche stata la bocciatura del nome, l'obbligo di aspettar ancora ulteriori sentenze per diventare unico utilizzatore del marchio con la F scudata, e vedere il Paladozza dato in uso a chi, lo scorso anno, trovava qualsiasi pretesto - e non pagava bollette - per sfrattarlo. In attesa che qualcuno prenda decisioni definitive, in qualsiasi direzione, il tempo passa, e tutto sembra ogni giorno più comico, qualsiasi sia la giunta o la commissaria.

Almeno, si torna a giocare, proprio mentre dovrebbe essere delle prossime ore la ri-firma di Conad come sponsor ufficiale. E la Scaligera che apparirà da queste parti è sinonimo - e nemmeno poco - di come vacue siano le certezze nel mondo del basket: sparita la squadra di Williams e Iuzzolino, anni nelle minors con pseudonimi e ben pochi risultati, ora in terra di Romeo e Giulietta si ringrazia il fallimento della precedente realtà che ha permesso il riutilizzo del nome, e il riallacciare la storia a quello che fu. Prova che, tutto sommato, certi eventi non sono poi così tragici, anzi. Una stagione di Legadue con atroci sofferenze, crollo finale e retrocessione poi cancellata dal ripescaggio, ora le cose sono un po' cambiate, e l'esperienza ha fatto capire che, se ci si prova,
lo si deve fare bene. In panchina c’è Gigi Garelli, bazzanese che in estate aveva avuto abboccamenti con la (ex) Effe prima di scegliere Verona. Così come Dusan Vukcevic, tentato dal riunirsi a Markovski e Blizzard per una versione gerontoVirtus di chi, cinque anni prima, aveva fatto una finale di serie A. Sarà però il ritorno al Paladozza di chi ha bollato – ringraziando anche la difesa contemplativa di Strawberry, forse rimasto a decifrare Sirio da qualche parte in centro – l’ultimo derby della storia. E difficile se non impossibile, oggi, credere che ce ne possa essere un altro.

Altra gente conosciuta, in gialloblu? Certo: c’è Di Giuliomaria, altro nome cercato da Zare durante le ultime settimane, così come Andrea Renzi, direttamente dalla panchina della Nazionale al ritorno in Legadue dove già l’anno scorso fece mirabilie, almeno dal punto di vista delle statistiche. Inediti gli americani: Shane Edwards e Mario West. Per quest’ultimo, quindi, meglio evitare di far sentire prima della palla a due l’ormai storica Go West dei Pet Shop Boys (e, prima, dei Village People): potrebbe fraintendere, e far sempre canestro.

Ah. Di Legadue stiamo parlando, una categoria che torna attorno al mondo Fortitudo a 18 anni e 5 mesi dalla schiacciata di Comegys che diede inizio, se vogliamo, all'epopea di Seragnoli con annessi e connessi. Categoria in cui un qualcosa di biancoblu avrebbe dovuto iscriversi già nel 2009 e nel 2010, finendo come sappiamo. Campionato zoppo, così come la serie A, per via della comica tra Venezia e Teramo: sedici qua e sedici là prima, diciassette là e quindici qua adesso, con revisione del numero di promosse e retrocesse, e (pare, non si sa mai) sparizione dell'oscena wild card che tanti danni ha portato. Meglio non raccontarlo, a Kobe Bryant, dei campionati dispari per via di posti pagati ma non pagati: magari la voglia di giocare da queste parti gli sparirebbe, e vagli a dare torto.

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